“È molto critica la situazione del reparto di ginecologia dell’ospedale di Francavilla Fontana. Si paga la mancata assunzione nel tempo di decisioni strutturali, drastiche e inizialmente impopolari. In queste ore trovo perciò inopportuno e spiacevole sentire parole rassicuranti, inutilmente mielose ma senza alcuna chiarezza, per illudere le persone e magari per mettere a dormire la loro rabbia in vista delle prossime elezioni. C’è solo da dire che a Francavilla attualmente risultano in servizio 7 medici, ma solo cinque possono turnare per notti e reperibilità. Un numero ovviamente insufficiente per garantire il servizio. Non c’è molto altro da dire”.
Lo dichiara il Consigliere e commissario regionale di Azione Fabiano Amati.
“Allo stato le uniche soluzioni difficili ma plausibili e non immediate, consistono nella disponibilità di qualche medico di rispondere all’appello lanciato dalla Asl, nel supporto dei ginecologi applicati all’assistenza territoriale o nell’esito fruttuoso della procedura concorsuale in atto.
Fuori da queste ipotesi, difficili, lo ripeto, non vi è soluzione alla sospensione, perché diversi problemi strutturali condizionano la vicenda, prescindendo dalla nota è irrisolvibile – almeno per i prossimi anni, carenza dei medici.
Infatti: com’è noto il reparto di Francavilla ha perso due ginecologici, dimessisi dal lavoro dopo aver vinto un concorso in altra Asl pugliese. Prima stranezza: in Puglia la rete d’assistenza ospedaliera è regionale ma ogni Asl fa concorsi come se fossero piccole repubbliche, con conseguente sottrazione reciproca di personale. Prima soluzione: i concorsi dovrebbero essere unici regionali.
Per supplire a questa carenza, il reparto di ginecologia dell’ospedale Perrino ha dati disponibilità all’applicazione temporanea di un ginecologo e una turnazione aggiuntiva su questo turni notturni;
oggi la turnazione aggiuntiva è stata soppressa per l’emergere di carenze anche al Perrino, per cui l’organico a 7 unità – di cui 2 esonerati da turni e reperibilità – è tale per l’applicazione di un ginecologo del Perrino. Seconda stranezza: nell’ambito del federalismo concorsuale tra le varie Asl pugliesi, anche il reparto del Perrino sta perdendo due medici, per cui tra non molto anche lì non si potranno garantire le condizioni di sicurezza.
Non c’è la possibilità di disporre provvedimenti per prestazioni aggiuntive, perché è vietato per i medici in extramoenia come lo sono (ed è un loro diritto) la maggior parte dei ginecologici.
È molto complicato attribuire l’incarico, sia pur a tempo parziale, ai medici del territorio, così come abbiamo sperimentato di recente per il reparto grandi ustionati. E qui la terza stranezza: suddividere le funzioni tra ospedale e territorio, senza possibilità di continua intercambiabilità, rappresenta sia un problema organizzativo in casi come questi, che una minora possibilità di tenere sempre aggiornato il patrimonio d’esperienza professionale.
Infine, ma di questo ne parleremo diffusamente, c’è un eclatante surplus di punti nascita in Puglia, spesso per motivi campanilistici, sia con riferimento ai dati demografici e sia con riferimento al rispetto delle linee guida in materia di numero minimo di parti annui e sia per la carenza della necessaria unità di terapia intensiva neonatale. Ciò significa diverse cose: l’impossibilità di garantire la massima sicurezza; l’impossibilità di gestire con efficienza il personale a disposizione in tutte le Asl; l’esorbitanza dei costi a fronte della minore sicurezza, considerato che un reparto di ostetricia e ginecologia con un modulo da venti posti letto fa registrare oneri per circa tre milioni annui. In pratica, spendiamo soldi senza ricevere né servizio né sicurezza.”