La Giunta regionale accolga il parere favorevole dell’Avvocatura regionale e deliberi l’impugnazione dinanzi alla Corte costituzionale della legge regionale della Campania, con cui c’è il rischio di vedere sottratte alle Puglia le sorgenti di Cassano Irpino, e non solo, dalle quali si alimenta il Canale principale dell’Acquedotto pugliese.
Una norma, inserita nella legge di bilancio per il 2023, con cui s’invade la competenza dello Stato e quindi si pongono in discussione le concessioni di derivazione in favore della Puglia. Chiediamo al Governo nazionale e regionale d’impugnare la disposizione dinanzi alla Corte costituzionale.”
Lo dichiarano i Consiglieri regionali di Azione Fabiano Amati, Sergio Clemente, Ruggiero Mennea e il responsabile regionale di Azione del dipartimento Acqua e depurazione Nicola Di Donna.
“Si tratta di una norma regionale abbastanza strana, inserita nella legge regionale di bilancio 2023 per la Campania, in grado d’invadere la competenza statale e l’interesse dei pugliesi.
Aver dichiarato, infatti, la strategicità regionale delle infrastrutture della grande adduzione primaria ad uso potabile, irriguo, industriale ed energetico, assegnando alla Giunta regionale campana la loro modalità di gestione, potrebbe essere un modo surrettizio per dettare condizioni diverse da quelle attuali, creando notevoli problemi di approvvigionamento idrico per il pugliesi, ossia il mostro della siccità contro cui combattiamo da sempre per la nostra disgraziata geomorfologia.
Mettere le carte in tavola, anche attraverso il ricorso della Regione alla Corte costituzionale, servirebbe a evitare il rischio di una guerra dell’acqua tra territori contigui, in tempi in cui anche la dimensione amministrativa europea sembra un po’ troppo piccola.