Mentre Palese pensa che “sarebbe crudele togliere ai cittadini anche la libertà di scegliere visite a pagamento” c’è chi, non potendosela permettere quella libertà, pensa di poter sfruttare il diritto sancito dall’articolo 32 della Costituzione, quello che garantisce cure gratuite agli indigenti. E pensa di poterlo fare anche quando il tempo è il peggior nemico, quando cioè la tardiva diagnosi può pregiudicare la vita.
Da oltre tre mesi una provincia intera, quella leccese, è sprovvista di PET. I tantissimi pazienti che non possono permettersi il costoso esame in strutture private sono obbligati ad attendere, senza sapere né chi e né quanto, abbandonati in un vortice di incertezze.
Lo dichiarano il Responsabile del Dipartimento Sanità di Azione Puglia Alessandro Nestola e il Segretario di Azione per la Provincia di Lecce Paolo Greco.
Alle code al CUP, ai tempi d’attesa sempre più lunghi, al minor personale, alle assunzioni bloccate, ai tagli orizzontali senza alcuna analisi degli sprechi, ai ritardi per la costruzione di nuovi ospedali e agli obiettivi ormai disattesi rispetto al piano di riordino votato in giunta, si aggiunge anche l’incapacità di manutenere la strumentazione diagnostica.
Quanto sta accadendo a Lecce rappresenta sinteticamente la realtà in cui versa la sanità pugliese, sempre meno efficiente, oggi obbligata a ridurre la qualità in cambio della credibilità politica di Emiliano deciso ad evitare il commissariamento in qualsiasi modo, tranne quello della lotta agli sprechi.
Chiediamo un intervento urgentissimo dell’Assessore Palese affinché si provveda immediatamente a rimediare al disservizio che sta costando moltissimi soldi ai cittadini leccesi costretti a rivolgersi alle strutture private affinché qualcuno possa dire loro se hanno o meno un tumore, o, nella fase di monitoraggio, quanto la loro lotta contro il male stia avendo il sopravvento.
Crediamo che la salute debba essere priorità assoluta nell’agenda politica quotidiana, sempre più sorda davanti al dolore dei più fragili